Visione

/vi·ṣió·ne/
  1. Percezione degli stimoli luminosi: v. vicina, lontana, chiara, distinta, diretta, indiretta.
  2. ESTENS: modo di vedere, concetto o idea personale che si ha in merito a qualcosa.

Quando abbiamo iniziato ad occuparci di vino, il mondo dello Champagne era profondamente diverso da quello che conosciamo oggi. Dominato dalle grandi e potenti Maison, aveva una narrazione quasi totalmente svincolata da quella della vigna e rinunciava a raccontare le declinazioni territoriali a favore dei brand. A parte rare eccezioni, il mercato era inondato di cuvée: assemblaggi di uve e annate diverse che dovevano dare un risultato finale quanto più omogeneo possibile. Più simile al “naso” che crea i profumi che al vignaiolo, lo “Chef de cave” era la figura al centro del progetto: il deus ex machina col compito di “creare” uno stile e renderlo riconoscibile nel tempo.

Tutto sembrava andare avanti senza grandi sussulti quando è successo qualcosa di inaspettato. L’entrata in scena dei “récoltant manipulant”, una schiera di piccoli vigneron agguerriti capaci di modificare l’idea stessa di questo vino iconico, ha letteralmente cambiato il corso della storia dello Champagne. Di più: potremmo dire che si è passati da “lo” Champagne al singolare a “gli” Champagne, declinati in maniera sempre più plurale, eterogenea e differenziata.  Una nicchia i cui numeri sono molto piccoli, rispetto a quelli delle Maison, ma la cui portata è immensa sul piano stilistico, ambientale, geografico e in un certo senso politico. Una vera e propria rivoluzione, che amiamo racchiudere nel concetto di Champagne 3.0, per noi entusiasmante e capace di trascinarci nella profonda indagine del progetto Les Bulles.

Ne è venuto fuori un mondo colorato e variopinto, animato da piccoli vignaioli che interpretano il loro lavoro con passione, sensibilità e visione. La selezione è stata fatta con loro e per loro. In vigna hanno un approccio totalmente diverso rispetto al passato: spesso seguono i dettami dell’agricoltura biologica o biodinamica e in ogni caso sono molto attenti alla sostenibilità e al rispetto della natura. Anche la provenienza delle uve è molto importante, a tutto vantaggio di Champagne identitari che respirano l’anima del terroir.

Anche nelle altre pratiche di cantina seguono la scia artigianale, nel segno di interventi sempre più rispettosi del carattere delle uve e del sapore dei vini: niente zuccheraggio dei mosti e bassi dosaggi finali, fermentazioni spontanee, uso di vini di riserva (non di raro da metodo solera), minor pressione in bottiglia per un perlage più cremoso ed equilibrato, uso di diversi contenitori per la maturazione dei vini base (botti di legno, uova di cemento, anfore, etc).